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"Lo Schiaccianoci" torna a incantare Trieste – La Nouvelle Vague Magazine

E quella dello “Schiaccianoci” è certamente una delle fiabe più belle di sempre, ma le parole sfumano in note musicali sugli spartiti. Non c’è nessun cantastorie a narrare l’intreccio, il quale si genera davanti ai nostri occhi in un mosaico di melodie, costumi, scenografie e grandi ballerini.
Ultimo dei tre meravigliosi balletti musicati da Pëtr Il’ič Čajkovskij, “Lo Schiaccianoci” è una gemma del patrimonio del balletto classico russo. Dopo “Il lago dei cigni” nel 1877 e “La bella addormentata” nel 1890, il 18 dicembre 1892 “Lo Schiaccianoci” debuttò al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo.
Le indimenticabili coreografie vennero elaborate da Marius Petipa e Lev Ivanov. Il rinomato coreografo Petipa aveva infatti intrecciato una collaborazione prolifica con Čajkovskij, curandone anche i due balletti prima citati. Fu poi lo stesso Marius Petipa a occuparsi del libretto basandosi sulla fiaba di E.T.A. Hoffmann.
La storia narra della piccola Clara, che la sera della vigilia di Natale riceve un dono molto speciale: uno schiaccianoci a forma di ussaro. Quella stessa sera, allo scoccare della mezzanotte, avviene la magia. Clara all’improvviso si rimpicciolisce e viene attaccata da un’orda di topi malvagi. Arrivano, però, lo schiaccianoci e altri balocchi, che nel frattempo hanno preso vita, e riescono a sconfiggere Re Topo.
È così che lo schiaccianoci si trasforma in un principe in carne e ossa e accompagna Clara nel Regno dei Dolci. Lì incontrano personaggi magici e fatati, finché non arriva il momento per la bambina di tornare alla realtà. La storia termina quindi con Clara che si risveglia a casa sua, stringendo a sé il piccolo schiaccianoci.
“Lo Schiaccianoci” è ormai rinomato come uno dei capolavori russi e mondiali del balletto, nonché radicata tradizione natalizia. Non è la prima volta che l’opera viene ad incantare Trieste, essendo stata rappresentata più volte in passato sia al teatro Rossetti che al Verdi.
Quest’anno è niente poco di meno che la compagnia del Russian Classical Ballet a portarlo in scena, in una produzione in cui tutto è curato fin nei minimi dettagli. Impeccabili e dotati di una potente leggiadria, i ballerini sono stati selezionati fra i diplomati nelle prestigiose scuole di ballo di Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk e Perm.
Esemplare è l’attenzione con cui il Russian Classical Ballet conserva il patrimonio del balletto russo, lasciando però spazio alla personalità unica di ogni interprete e concedendosi perfino qualche momento di comicità. In questo modo la narrazione, solidamente basata sulla tradizione di Čajkovskij, appare colorata dalle mille sfumature degli interpreti e ancora più godibile per il pubblico.
La scenografia imponente e meravigliosamente dipinta crea un’atmosfera d’incanto, mentre i costumi di Evgeniya Bespalova sono eccellenti, raffinati e sfolgoranti nella loro giostra di colori sgargianti e brillantini.
Una nota di merito va anche alla cura delle luci, sapientemente variegate in colori e calore nel costruire le diverse scene del balletto: dalla calda e conviviale atmosfera della festa a casa di Clara al momento terrificante e surreale dell’arrivo dei topi.
Il Russian Classical Ballet ha quindi portato alla vita in maniera impeccabile un balletto che con il suo incanto fiabesco, la magnifica musica e le eccezionali coreografie emoziona da più di un secolo generazioni intere di adulti e bambini. Certamente non c’era modo migliore per il Rossetti di augurare un buon Natale a tutto il suo pubblico.




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