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"Hair": lo spettacolo che non può e non vuole lasciare indifferenti – La Nouvelle Vague Magazine

“Hair” non può e non vuole lasciare indifferenti: è uno spettacolo intenso, apertamente e volutamente provocatorio, ora come 50 anni fa. Molti dei temi civili considerati allora trasgressivi hanno bisogno tuttora di essere ribaditi e difesi, come ricorda il regista Simone Nardini: la lotta alle differenze sessuali, la multiculturalità, il desiderio di esprimere ed essere stessi, al di la’ di ogni facciata o imposizione sociale, il diritto a vivere.

Lo capiamo subito dal filmato iniziale che raccoglie alcune immagini legate alla controversa politica americana di Donald Trump: a ricordarci che tutto ciò contro cui la cultura “hippie” si batteva, può tornare a far vacillare quanto costruito.

In “Hair” non è solo il messaggio di amore, pace e libertà ad essere potente ma lo è anche il cast di giovani promesse, tra cui si distinguono: Jacopo Siccardi che interpreta Berger, con una voce graffiante da vera rockstar e Stefano Limerutti, un intenso quanto combattutto Claude.
L’interpretazione corale è potente e sinergica. La scelta di portare un’orchestra dal vivo e di mantenere le canzoni in lingua originale restituisce quella musicalità ruggente che caratterizza lo spirito rivoluzionario di un messaggio universale di amore, pace e libertà.
Impossibile non farsi travolgere dalle note delle intramontabili “Aquarius” o “Let the sunshine in”, impossibile non sentirsi attratti dalla promessa di una nuova Era di rinascita, impossibile rimanere indifferenti al canto di ribellione della cultura hippie.





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