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“Il lago dei cigni” torna a tingere il Teatro Verdi di magia e fiaba – La Nouvelle Vague Magazine

Facciamo un salto indietro nel tempo. Ci troviamo nella fredda Mosca, di fronte alla maestosa costruzione in stile neoclassico del Teatro Bolshoi e l’anno è il 1877. Qui debutta “Il lago dei cigni”, un’opera che diverrà presto una pietra miliare del balletto classico, ma non subito. Difatti, il primo dei tre balletti musicati da Pëtr Il’ič Čajkovskij collezionò un fiasco dietro l’altro per scene, ballerini e orchestra. Fortunatamente però, il balletto venne poi rielaborato dai coreografi Marius Petipa e Lev Ivanov, nonché dal compositore italiano Riccardo Drigo. Il successo fu immenso. Ed è con la loro coreografia che, nel 2021, il corpo di ballo della Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre “Solomiya Krushelnytska” calca il palco del Teatro Verdi.
Per chi fosse a digiuno di Čajkovskij, “Il lago dei cigni” narra la storia d’amore del principe Siegfried e della bella Odette. Odette è una fanciulla umana di notte, ma costretta nella forma di cigno dal malvagio mago Rothbart al sorgere del sole. Solo una promessa di matrimonio fatta in punto di morte potrà sciogliere l’incantesimo che tiene prigioniera la giovane. Quindi, Siegfried la invita al ballo che si terrà a palazzo il giorno dopo, in cui lui dovrà scegliere una sposa. La sera successiva, però, Rothbart fa assumere a sua figlia Odile le sembianze di Odette in modo da sedurre il principe. Fortunatamente il piano fallisce e Siegfried corre a cercare la vera Odette. Vi sono molte versioni diverse del finale, ma ciò che le accomuna tutte è il trionfo dell’amore tra Odette e Siegfried.
Per scrivere il libretto, Vladimir Petrovic Begičev si ispirò a un’antica fiaba tedesca, “Der geraubte Schleier”, “Il velo rubato”, seguendo il racconto di Jophann Karl August Musäus.
Ed è proprio quest’atmosfera fiabesca che tinge l’intero teatro di magia.
Non è la prima volta che “Il lago dei cigni” va in scena al Teatro Verdi. Dal 1953 fino al 2015, 6 splendide compagnie hanno portato questo balletto sul palco triestino. Tuttavia, sono certa che la rappresentazione del 2021 rimarrà per sempre incastonata nella memoria del pubblico.
Sotto la guida del grande direttore Yuriy Bervetsky, la musica soave e cristallina dell’Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi riempie la sala.
Dopodiché le tende si aprono su di una scenografia monumentale e fiabesca, raffigurante con dei dettagli mozzafiato il favoloso palazzo e poi il bosco incantato.
Entrano quindi i ballerini del Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre. I costumi sono un’opera d’arte, sfolgoranti in un tripudio di colori e brillanti splendenti. Per non parlare dell’iconico costume di piume candide di Odette e di quello nero di Odile.
Le esibizioni del corpo di ballo sembrano degli splendidi dipinti portati alla vita e sono accolti da uno scroscio di applausi. Seppur molto giovani, tutti i ballerini si rivelano eccezionali nelle vivaci feste a palazzo, così come nelle delicate vesti di cigni. Vitaliy Ryzhyy e Uljana Korchevska, rispettivamente nei panni del tutore di Siegfried e della Regina Madre, sono entrambi squisiti, e bisogna ammettere che il buffone di corte interpretato da Serhiy Lomovitsky ha veramente rubato il cuore del pubblico.
Tuttavia, i tre protagonisti assoluti della serata sono stati Yevheniy Svyetlitsa nei panni di Rothbart, Denis Nedak in quelli del Principe Siegfried e la meravigliosa Natalia Matsak come Odette e Odile.
Leggiadri e appassionati, hanno saputo emozionare e incantare il pubblico con ogni loro passo.
Si tratta di un’esperienza magica e incantevole, una fiaba raccontata sul palco del Teatro Verdi senza l’ausilio della parola. Infatti, tutto ciò che serve è la forza evocativa della musica immortale di Čajkovskij e le incredibili doti interpretative del corpo di ballo.
Misure di sicurezza: restano in vigore le misure di sicurezza già adottate finora dal teatro, con una capienza massima di 500 spettatori, il mantenimento dei distanziamenti, l’utilizzo delle mascherine ffp2/ffp3 e la misurazione della temperatura all’ingresso.




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La Divina Commedia Opera Musical – Roma – mentelocale.it

24/02/2022
Fino a domenica 6 marzo 2022
Ore 20:45, 16:00, 17:00
© teatrobrancaccio.it
Roma – Il Teatro Brancaccio di Roma, da martedì 1 a domenica 6 marzo, ospita lo spettacolo La Divina Commedia Opera Musical di Gianmario Pagano e Andrea Ortis, in scena Antonello Angiolillo, Andrea Ortis, Myriam Somma e Federica Basile, Antonio Melissa, Angelo Minoli, Noemi Smorra, Antonio Sorrentino. Con la voce narrate di Giancarlo Giannini.
Roma – Ne La Divina Commedia Opera Musical  Dante è protagonista di un duplice viaggio, fisico e spirituale, che attraverso i tre regni ultramondani, Inferno, Purgatorio e Paradiso, diviene exemplum per l’umanità.
Roma – Nello spettacolo La Divina Commedia Opera Musical, Dante è in viaggio, su binari distinti e paralleli: da una parte cammina verso e dentro se stesso alla ricerca nostalgica del proprio esistere, dall’altra naviga tra le rovine della dannazione, le storture e le brutture del proprio limite, condotto tra vizi e ossessioni, perversioni e peccati.
Orari: da mercoledì a venerdì ore 20.45, sabato doppio spettacolo ore 16 e ore 20.45, domenica ore 17. Biglietti: da 49 a 28,50 euro. Maggiori informazioni sullo spettacolo, biglietti e modalità di accesso sul sito del Teatro Brancaccio.
Questo evento è stato aggiornato con nuove informazioni il 26/04/2022 alle ore 23:59.
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Autenticità e falsità: Massironi e Franzoni poetici al Carcano -RECENSIONE – TeatroeMusicaNews

Teatro e Musica News
Il magazine dello spettacolo di qualità -Diretto da Massimiliano Beneggi
Al Teatro Carcano di Milano, fino al 27 febbraio, è in scena Le verità di Baskerfield (produzione Nicodiragno/CMC-Pickford), una commedia noir di Stephen Sachs, con Marina Massironi e Giovanni Franzoni che mette in luce il rapporto tra verità e falsità. Ecco la nostra recensione.
IL CAST
Marina Massironi, Giovanni Franzoni. Regia di Veronica Cruciani.
LA TRAMA
Maude è una donna disoccupata che da tempo vive in una roulotte. La sua esistenza dissipata, il suo continuo turpiloquio e il carattere decisamente alternativo, la fanno apparire solo come una donna confusionaria. Nessuno potrebbe immaginare una sua sincera passione per l’arte e la cultura dietro alle sue frequentazioni di mercatino dell’usato. Maude è in possesso di un’opera presunta originale del pittore Pollock. Per certificarne la validità contatta Lionel, un esperto, apparentemente impettito e in realtà decisamente singolare. Qualora dovesse appartenere proprio a Pollock, l’opera varrebbe migliaia di dollari che cambierebbero la vita a Maude. Il quadro, che sembrerebbe rivelarsi una copia dell’originale, rimane così al centro di un dialogo che mette a nudo i due protagonisti, costretti a confessarsi l’uno con l’altra segreti rimasti nascosti per pudore e sensi di colpa. L’esperto d’arte, infatti, non è propriamente infallibile nella sua professione. Dal canto suo Maude ha una storia travagliata e dolorosa, racchiusa in una foto rappresentante un ragazzo, che conserva gelosamente e che non permette a nessuno di essere toccata. È proprio un dramma vissuto ad accendere in lei in Maude di credere fino in fondo alle sue passioni. Così proverà in tutti i modi, scientifici e non, a convincere l’esperto a cambiare idea. Ci riuscirà?
LA MORALE
Cosa c’è di autentico? Forse niente di quel che viene portato ad esame di veridicità nella vita. È vero, però, tutto quello in cui crediamo: lo è la passione di Maude per l’arte, la sua autenticità caratteriale che non si nasconde dietro a linguaggi e forme che la società impone. Talmente autentica da poter trasformare in verità anche quel che potrebbe essere falso. Il pubblico durante lo spettacolo si fa una propria idea sulla paternità artistica del quadro in questione: chissà se Maude è stata onesta o si è solo autoconvinta per persuadere Lionel? Lo stesso parametro vale per l’esperto, abituato a frequentare ricchi borghesi e quindi sempre pronto a un atteggiamento piuttosto severo è distante da livelli sociali più bassi. Eppure basta qualche bicchiere di alcool in più ed ecco che anche lui si lascia andare, svelando un’identità (con annessi scheletri nell’armadio) che non si poteva prevedere. In definitiva, non esistono verità e falsità, ma solo verità presunte. Forse aveva ragione Hegel: è reale tutto ciò che è razionale, è razionale tutto ciò che è reale…
IL COMMENTO
Nel gioco delle verità autentiche o presunte, non si può mai nascondere completamente la propria identità, destinata a emergere in diversi modi, sottili e quasi impercettibili. Ciascuno, con Le verità di Baskerfield, può così riconoscere dettagli di cui magari non si accorge il vicino di poltrona. Un appassionante intreccio di enigmi che porta il pubblico a essere un po’ psicologo, un po’ detective e un po’ persino esperto d’arte e affari. Per capire meglio la storia, bisogna ammettere a se stessi, con onestà morale, che siamo tutti inseriti in una società che richiede diversi atteggiamenti a seconda dei nostri interlocutori. Si scopre quasi tutto nell’ultima mezz’ora, ma i primi 50 minuti di spettacolo sono essenziali per inquadrare le personalità di Maude e Lionel. Alla fine, sarà spontaneo chiedersi se quei 50 minuti hanno raccontato la loro autenticità o solo la loro proiezione sociale. D’altra parte, immersi come siamo oggi in una realtà fatta di social che ci rendono sempre più individuali, siamo ormai abituati a quella ipocrisia rispetto a ciò che è autentico e ciò che è apparenza.
IL TOP
Marina Massironi e Giovanni Franzoni sono eccezionali, in grado di trascinare il pubblico in un testo difficile che, se non fosse accompagnato da loro, rischierebbe di essere un po’ debole nella prima parte. I due attori, invece, sanno mantenere accesa l’attenzione e la curiosità, dando grande espressione alle numerose personalità di Maude e Lionel. Fanno ridere ma fanno anche commuovere, in versioni completamente diverse da quelle a cui siamo abituati a vederli in altri contesti.
LA SORPRESA
La regia della Cruciani e le scene di Barbara Bessi sono il valore aggiunto per i tantissimi effetti scenici. Il finale sconvolgerà il pubblico per la sua poeticità (e le luci di Gianni Straopoli) con il quadro di Pollock (rigorosamente girato rispetto alla platea per l’intero spettacolo) che avvolgerà non solo Maude ma tutto il palcoscenico. Un’idea estremamente fantasiosa che creerà una grande empatia. Autentica.
Massimiliano Beneggi

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Ingrassia-Canino al Brancaccio: La piccola bottega degli orrori – TeatroeMusicaNews

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Il magazine dello spettacolo di qualità -Diretto da Massimiliano Beneggi

In tournée nei più importanti teatri italiani con grande successo di pubblico e critica, LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI- il musical- è a Roma al Teatro Brancaccio fino al 27 febbraio 2022. In scena Giampiero Ingrassia, Fabio Canino, BELIA Martin, Piero Di Blasio, Emiliano Geppetti, con le coriste Giovanna D’Angi, Elena Noemi, Claudia Portale.
 
GIAMPIERO INGRASSIA torna dopo trent’anni ad interpretare il ruolo di Seymur, che ha segnato nel 1989 il suo debutto nelprimo musical italiano prodotto dalla Compagnia della Rancia perla regia di Saverio Marconi.
LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI torna nei teatri italiani in una versione innovativa grazie ad Alessandro Longobardi per Viola Produzioni in coproduzione con OTI – Officine del Teatro Italiano e in collaborazione con Bottega Teatro Marche.
Un musical ricco di colpi di scena ironici, un allestimento fedele all’originale, che la frizzante regia di Piero Di Blasio ha arricchito con alcune novità che rendono fresco, attuale e divertente un classico del teatro musicale senza tempo.
La trama
New Yorkanni ‘60. Seymour Krelborn lavora nel negozio di fiori del signor Mushnick insieme ad Audrey, la sua giovane collega. Quando Mushnik decide di chiudere il negozio per la poca clientela Audrey gli consiglia di esporre la strana piantina che possiede Seymour, presa in un negozio cinese durante un’eclissi
In effetti la pianta, soprannominata da Seymur “Audrey 2”, esposta in vetrina attira nuovi clienti, ma inizia a morire proprio quando gli affari del negozio migliorano, preoccupando Seymurche prova di tutto per farla star meglio. Nulla funziona, finché tagliandosi accidentalmente un dito scopre che Audrey 2 si nutre esclusivamente di sangue umano per vivere e crescere. 
Diventato una celebrità, Seymour prova a chiedere ad Audrey di uscire con lui, ma lei rifiuta l’invito per via del suo fidanzato, il dottor Orin Scrivello, un sadico e violento dentista. In realtà Audrey segretamente ricambia l’amore che Seymour prova per lei. 
Una notte, non appena Seymour chiude il negozio, Audrey 2, sempre più grande, inizia a parlare chiedendogli di ricevere più sangue, ma Seymour non è più in grado darle il proprio. Allora la pianta gli propone di uccidere la gente per nutrirla, promettendogli che in cambio lo farà diventare ricco e famoso. Inizialmente Seymour rifiuta l’orribile proposta, ma quando vede Audrey che viene maltrattata da Scrivello, cambia idea e decide di sacrificarlo.  
Da lì in poi gli eventi sfuggono di mano al povero Seymour in un susseguirsi di omicidi e risate, fino ad arrivare ad un finale inaspettato e “diverso”.
Comunicato stampa ufficiale
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Da stasera a Milano il “Casanova” di Red Canzian – TeatroeMusicaNews

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Da questa sera, 9 febbraio, fino al 20 febbraio, al Teatro agli Arcimboldi di Milano va in scena l’attesissimo musical Casanova, l’opera pop scritta da Red Canzian che vede protagonisti Gian Marco Schiaretti, Angelica Cinquantini, Pietro Garzoni, Manuela Zanier, Antonio Orler, Silvia Scartozzoni e Jacopo Sarno. 21 straordinari performer scelti fra 1700 candidati, 35 brani inediti, 2 ore di musica, 120 costumi, oltre 30 cambi scena, scenografie immersive e scelte stilistiche innovative.
Venezia 1755. La Serenissima, un tempo regina dei mari, è oggi un’affascinante cortigiana che si specchia nel verde smeraldo della laguna. Al crepuscolo del suo splendore, la città più bella del mondo, ospita alcuni dei suoi figli prediletti: Giambattista Tiepolo, Carlo Goldoni, Canaletto e il più ribelle e affascinante di tutti… Giacomo Casanova che, appena rientrato in città dal suo esilio di Vienna, con il suo carisma minaccia di far strage di cuori, rischiando di far precipitare Venezia nel caos. Nel frattempo, il Doge Francesco Loredan versa in pessime condizioni di salute e l’Inquisitore Pietro Garzoni trama per influenzare a proprio favore la successione al Dogado. Il suo sogno proibito, però, è arrestare Casanova e, per far questo, gli mette alle calcagna il suo perfido aiutante Zago. Mentre si trova alla Cantina do Mori, il Principe dei Seduttori incontra una sua vecchia fiamma: la bella Gretchen, deliziosa cameriera della contessa Margarethe von Steinberg, che ha l’ordine di portarlo al palazzo della sua signora. Giunto a destinazione, Casanova incontra la gran dama e viene da lei sfidato a una singolare contesa: se riuscirà a sedurre la giovane Francesca Erizzo, figlia di uno dei maggiorenti della città, allora lei sarà sua per una notte. Casanova accetta, forte del suo impareggiabile fascino. È l’inizio di una serie di rocambolesche avventure che lo porteranno ad affrontare in duello Alvise, il focoso fidanzato di Francesca e, sorprendentemente, a innamorarsi dell’avvenente fanciulla veneziana. Le fosche macchinazioni dell’Inquisitore Garzoni, però, avranno infine successo e Casanova, accusato di eresia, finirà dritto ai Piombi, la prigione all’interno di Palazzo Ducale. Riuscirà però a evadere con l’aiuto di un frate tanto bizzarro quanto leale e fra inseguimenti, imboscate e intrighi notturni arriverà ad affrontare la contessa von Steinberg in un ultimo faccia a faccia.
E così, Casanova, prima pedina in un gioco di spie fra la Serenissima e l’Austria, poi eroe di Venezia, rientrerà trionfante nella sua amata città: qui riabbraccerà finalmente Francesca, il suo grande amore, e verrà celebrato come salvatore della patria.
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